Nel 2019 l’Italia si è confermata all’ottavo posto della classifica mondiale delle esportazioni. Sempre nel 2019, l’Italia era quinta potenza mondiale di surplus commerciale con l’estero nei manufatti (dopo Cina, Germania, Giappone e Corea del Sud). La pandemia da Covid-19 ha scosso il commercio mondiale, con mutamenti diffusi nelle scelte e nelle quantità dei consumi. E mentre molti imprenditori già ne sentono gli effetti, i dati statistici ancora devono raccontarci come stanno andando le cose.
Non sembra però, tutto buio: qualche giorno fa’, l’Istat ha stimato una crescita congiunturale per le esportazioni del 2,7% e una lieve flessione delle importazioni nel mese di settembre 2020. Il Made in Italy è sempre stato un traino per la nostra economia e ora più che mai, quando i confini sono bloccati e i turisti non possono venire direttamente nel nostro territorio a godere dei nostri prodotti, è importante dedicare all’export le giuste attenzioni.
In questo articolo cercheremo dunque di definire in poche righe che cosa esporta l’Italia, dove esporta e quali sono i trend futuri delle esportazioni italiane nel mondo.
Dove esporta maggiormente l’Italia?
Secondo l’Osservatorio Economico del Ministero dello Sviluppo Economico i principali Paesi di destinazione delle esportazioni italiane sono, in ordine: Germania, Francia, Stati Uniti, Svizzera, Regno Unito, Spagna, Belgio, Polonia, Cina e Paesi Bassi.
I dati e il peso di queste partnership commerciali sono interessanti e devono essere analizzati con attenzione: sono dati assoluti, che tengono in considerazione il peso percentuale delle esportazioni in generale, senza tener conto del tipo di prodotto.
Un’azienda che desidera esportare il proprio prodotto all’estero dovrà valutare attentamente i dati relativi al codice doganale di quel prodotto: capire dunque cosa esporta l’Italia in uno specifico Paese. Queste informazioni sono consultabili rintracciando il codice doganale sul sito TARIC dell’Agenzia dei Monopoli e delle Dogane e poi consultabile sulle banche dati Istat.
Cosa esporta l’Italia nel mondo?
- Medicinali e prodotti farmaceutici. L’Italia è il primo produttore di prodotti farmaceutici in Europa. 66,500 persone sono occupate nel settore farmaceutico in Italia e le nostre esportazioni corrispondono al 2,8% delle vendite farmaceutiche mondiali.
- Altre Macchine di impiego generale. In questa categoria ricadono: Forni, bruciatori e sistemi di riscaldamento; Macchine e apparecchi di sollevamento e movimentazione; Macchine e attrezzature per ufficio (esclusi computer e unità periferiche); Utensili portatili a motore; Attrezzature di uso non domestico per la refrigerazione e la ventilazione e altre macchine di impiego generale n.c.a.
- Macchine di impiego generale
- Altre macchine per impieghi speciali. Questa categoria include: Macchine per la metallurgia; Macchine da miniera, cava e cantiere; Macchine per l’industria alimentare, delle bevande e del tabacco; Macchine per le industrie tessili, dell’abbigliamento e del cuoio (incluse parti e accessori); Macchine per l’industria della carta e del cartone (incluse parti e accessori); Macchine per l’industria delle materie plastiche e della gomma (incluse parti e accessori) e Macchine per impieghi speciali n.c.a. (incluse parti e accessori).
- Autoveicoli
- Articoli di abbigliamento, escluso l’abbigliamento in pelliccia
- Parti e accessori per autoveicoli e loro motori
- Prodotti chimici di base, fertilizzanti e composti azotati, materie plastiche e gomma sintetica in forme primarie
- Cuoio conciato e lavorato; articoli da viaggio, borse, pelletteria e selleria; pellicce preparate e tinte
- Prodotti derivanti dalla raffinazione del petrolio
Le 3 F: Food, Fashion and Furniture
Sembrerebbe dunque che il Food non trovi posizionamento tra i Top 10 e che il Furniture sia presente soltanto al quindicesimo posto. Food, Fashion e Furniture, le 3F, continuano tuttavia ad essere organi essenziali dello scheletro produttivo italiano. D’altronde, le 3F da sole hanno rappresentato il 22% dell’export italiano nel 2019, per 104 miliardi di euro. Secondo l’ultimo Rapporto Export di SACE, presentato nel Roadshow Digitale dedicato alle 3 F del Made in Italy (Food, Fashion and Furniture) Stati Uniti e Giappone, al fianco di destinazioni europee, sono i mercati che offrono i migliori margini di crescita per sostenerne la ripartenza.
Trend Futuri
Secondo le stime del giornale The Economist, nei prossimi cinque anni 16-26% della produzione di beni esportati potrebbe cambiare localizzazione. Questa previsione sembra confermata da trend legati all’attuale pandemia: si stima infatti che nei prossimi 12 mesi in Italia si venderanno fra i 3 e i 4 miliardi di euro di prodotti Made in Italy in più, con una riduzione dell’import di quali 3,5%. La localizzazione cambierà anche a livello globale, promuovendo la differenziazione: 70% delle catene europee hanno rivisto la loro supply chain, consce dell’eccessiva dipendenza da singoli fornitori e dell’inadeguatezza di rotte di approvvigionamento provenienti da un unico Paese. Diventa questo dunque il momento per imprenditori e aziende di rivedere possibili clienti e canali di distribuzione precedentemente ritenuti ineffettivi, alla luce di nuove richieste da parte del mercato. Inoltre, è sempre più importante stabilire una strategia di export che sia geograficamente differenziata, in modo tale da ridurre i rischi di un’economia globale sempre più interconnessa.